Disturbo antisociale di personalità

Caratteristica distintiva del Disturbo Antisociale di Personalità è l’inosservanza e la violazione dei diritti degli altri che può manifestarsi attraverso diverse modalità: comportamenti ostili, subdoli e manipolativi fino alla presenza di atti di violenza, commissione di reati e aggressioni fisiche. Solitamente l’infanzia e l’adolescenza di questi soggetti sono caratterizzate dalla commissione di piccoli reati, menzogne, scontri con l’autorità, abuso di sostanze, gesti violenti nei confronti di persone e/o animali; non è raro che questi soggetti abbiano già ricevuto una diagnosi di Disturbo Oppositivo Provocatorio.

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Vi sono due aspetti tipici presenti nei soggetti con questa sindrome; la prima riguarda l’assenza di rimorso per le conseguenze delle proprie azioni. Anche dopo aver commesso aggressioni fisiche o reati di vario genere, questi soggetti rimangono spesso emotivamente indifferenti e con scarso o assente accesso a stati di colpa. La seconda caratteristica, comune in altri disturbi del cluster B, è un elevato livello di impulsività ed una scarsa autoregolazione, che porta il soggetto a compiere atti senza riflettere sulle possibili conseguenze delle proprie azioni per sé e per gli altri.

L’idea di Sé è caratterizzata da grande sicurezza e grandiosità, tuttavia non si tratta di una vera e propria valutazione positiva di sé, bensì derivata dalla diffidenza verso gli altri e il mondo, considerati potenzialmente danneggianti, umilianti e frustranti.
Le emozioni frequentemente provate dal soggetto con Disturbo Antisociale di Personalità sono la rabbia, l’irritazione, l’umiliazione, il disprezzo, il distacco, la noia, l’invidia, il piacere di dominare e l’euforia.

Per riconoscere la presenza di un Disturbo Antisociale di personalità, occorre valutare l’esistenza, come detto, dell’incapacità di accettare e rispettare le norme sociali, l’irresponsabilità nei rapporti interpersonali che può manifestarsi attraverso lo sfruttamento dell’altro per il raggiungimento di scopi personali fino alla presenza di comportamenti impulsivi e aggressivi, l’incapacità di provare senso di colpa, rimorso e vergogna per le azioni commesse. Sono frequenti invece stati di rabbia, noia e disprezzo verso l’altro, che invece viene spesso manipolato per proprio tornaconto personale; lo stile relazionale è sado masochistico, fondato più sul potere che sul legame affettivo; questi soggetti difficilmente provano empatia e riescono a riconoscere e comprendere i sentimenti degli altri. Dato l’elevato livello di impulsività, facilmente è presente una bassa tolleranza alla frustrazione, che porta questi soggetti a non riuscire a rinunciare ad un proprio piacere anche quando il raggiungimento dello stesso comporta conseguenze pericolose per sé o per le altre persone.

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La terapia:

Spesso i trattamenti per la cura di questa condizione avvengono all’interno di comunità terapeutiche e/o istituti penitenziari con programmi riabilitativi; per poter intraprendere un trattamento è necessario un grande contenimento emotivo e comportamentale da parte del terapeuta, che deve rimanere costantemente focalizzato sulle norme morali e gestire i tentativi di manipolazione da parte del soggetto. Talvolta è necessario affiancare alla psicoterapia un trattamento farmacologico finalizzato alla riduzione dell’impulsività e dell’aggressività.

È necessario che il trattamento sia focalizzato sulla motivazione al cambiamento, spesso decisamente carente in questi soggetti; fondamentale diventa poi allenate il paziente a comprendere i propri stati mentali e soprattutto l’impatto che alcuni comportamenti hanno sugli altri. Spesso sono richiesti programmi di cura specifici per la sintomatologia presente (ad esempio ansia, depressione, abuso di sostanze).